La maggioranza di noi è cresciuta con la consapevolezza che svolgere i compiti lasciati per casa dai nostri insegnanti fosse qualcosa di normale, di assodato, di scontato e soprattutto di necessario per un corretto apprendimento.
Questa consapevolezza però era celata dalla grande noia e dal malessere che quei dannati compiti ci causavano, tornavamo a casa dopo parecchie ore di lezione, a loro volta spesso frustranti, e il solo pensiero di doversi immergere in una miriade di compiti era veramente la fine, ma nonostante questo dovevamo farli, aliter note di demerito, voti bassi ecc.

Ragionando oggi su questa tematica potremmo provare a costruire un quadro un po’ diverso, dare una nuova luce, almeno nell’istruzione italiana, ai modi di apprendimento, soprattutto ispirandoci ad altre forme scolastiche, come ad esempio quelle presenti in Finlandia, che è sulla vetta mondiale come risultati scolastici degli studenti.
In sistemi come quello finlandese la cosa che più può sconvolgere inizialmente è il poco peso dato ai compiti a casa, si parla di meno di 3 ore a settimana contro le 9 ore in Italia spese dagli studenti per svolgere i compiti, e nella scuola primaria finlandese i compiti sono praticamente inesistenti.
Infatti proprio nella scuola primaria, quando gli alunni sono dei bambini è molto importante lasciar loro parecchio tempo libero per poter far sviluppare la loro creatività e farli giocare, attività che possono sembrare inutili, ma che invece possono fare la differenza, innanzitutto facendo vivere i bambini una vita più leggera e con più svaghi, tutto non può che aiutare a sviluppare le capacità intellettive e a stimolare i giovani studenti grazie alle maggiori ore libere.
Basta mettere a confronto i risultati dell’OCSE con il programma PISA, si nota come l’Italia sia sotto la media OCSE e dunque il troppo tempo speso sui quaderni a casa non aiuta così tanto all’apprendimento.

I compiti a casa possono far accrescere le diseguaglianze dato che si troveranno in svantaggio i ragazzi che non hanno un grande aiuto a casa da parte della famiglia, per questo sarebbe importante cercare di concentrare l’apprendimento in classe dove si presuppone che gli alunni siano aiutati dagli insegnanti invece che ritrovarsi a casa senza aiuto esterno, senza qualcuno che li sappia guidare, questo comporta inoltre ingenti spese da parti di famiglie che non potendo seguire i figli optano per insegnanti privati, e qui si ritorna al circolo vizioso che fa sì che solo le famiglie più abbienti riescano a far avere un’istruzione adeguata.
L’apprendimento in classe può avvenire in modi differenti, per esempio si potrebbe optare per un maggiore coinvolgimento dei ragazzi in attività di gruppo, in modo da preferire la collaborazione alla competitività, questo risulta molto importante, in quanto la competitività favorisce quei ragazzi che hanno già alle spalle un certo capitale culturale tramandato dalla famiglia, mentre la collaborazione può aiutare a far nascere anche maggiore empatia, e un miglior coinvolgimento dei ragazzi all’apprendimento, i ragazzi possono aiutarsi a vicenda imparando a sviluppare dinamiche di sinergia.
Questo è stato soggetto di studio di diversi psicologi sociali, ad esempio è interessante la “teoria dei climi” di Kurt Lewin :

in cui si sostiene che all’interno di un gruppo si creano delle relazioni, delle interdipendenze tramite le quali i soggetti agiscono. In base alla sensazione avvertita da ogni singolo individuo all’interno dell’ambiente di gruppo, si attiva una reazione che può essere vissuta come momento di apprendimento, di crescita, di mutamento. Tutto dipende e ruota attorno al rapporto fra dinamiche, interpretazioni e bisogni del gruppo.

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In questo momento storico risulta assolutamente fondamentale attuare un profondo mutamento del nostro sistema scolastico ormai vecchio e retrogrado, cercando di amplificare lo sviluppo cognitivo e di stimolare l’apprendimento e la conoscenza negli studenti.
Perché non partire proprio da una riduzione del carico dei compiti e da una maggiore inclusione di dinamiche cooperative tra gli alunni?